Galileo Chini
(1873 - 1954)
Il mio cortile a Bangkok, 1911
Olio su cartone, cm. 64 x 76
Firmato in basso a destra: “G. Chini”
Quando Galileo
Chini, nel giugno del 1911, si imbarcò a Genova sul
piroscafo diretto a Bangkok per affrescarne l’immenso
salone del trono, era un pittore di enorme successo, noto
internazionalmente e appena trentasettenne. I suoi ripetuti
trionfi alle Biennali di Venezia, le partecipazioni e i premi
ottenuti ad innumerevoli esposizioni internazionali a partire
dal 1896, lo avevano consacrato come uno dei più versatili
artisti italiani dell’epoca. Appena arrivato nella capitale
siamese, il pittore esegue tre studi della sua casa, evidentemente
destinati alla famiglia per descrivergli il luogo del suo
soggiorno, con un’intensità lirica e partecipata.
Due di questi, i dipinti qui presentati, furono esposti alla
Biennale di Venezia del 1914, nella sala personale in cui
era raccolta parte della sua produzione orientale. Rimasti
sempre nella collezione dell’artista e dei suoi eredi,
sono una delle testimonianze mature dell’abbandono del
divisionismo “avanguardista” in favore di una
pittura emotiva e piena di pathos, nella quale l’atmosfera
è distillata attraverso l’emozione: un parallelo
italiano della ricerca analoga di Bonnard, Vuillard e del
gruppo degli ex-Nabis.
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