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Vincenzo Camuccini
(Roma, 22 febbraio 1771 - 2 settembre 1844)

Morte di Ippolito
penna e acquerello su carta avorio, cm. 19,4 x 31,3
esposizioni: Roma, 1978, p. 23, n. 51

L’appunto autografo reca la dicitura La morte di Ippolito sogetto cavato dalla tragedia di Racine; potrebbe essere il foglio ricordato da Carlo Falconieri: “… bella è la morte di Ippolito, tratta dalla tragedia di Racene molto abilmente…” ( Falconieri, 1875, p. 257).
Questo disegno è stato esposto a Roma nel 1978, dove si propone di datarlo tra la fine del 700 e i primi dell’800 per “... L’ascendenza seicentesca, una certa affinità con il Runciman, la concitazione drammatica espressa da un segno libero e reiterato che lega in una continuità dinamica figure ed oggetti, sono elementi che fanno ritenere possibile la datazione agli anni di più intensa sperimentazione…”. (Roma, 1978, p. 23).
Il disegno contiene evidenti richiami agli studi condotti da Camuccini sui pittori classici: il corpo abbandonato di Ippolito morente, in particolare nella curva del braccio, sembra suggerito da quello del Trasporto di Cristo di Raffaello, un quadro copiato fedelmente dal pittore per il Vescovo di Bristol nel 1796, inoltre alcuni elementi compositivi, quali la grande roccia incombente sulla sinistra, la città in lontananza e il carro di Ippolito rovesciato tra i due gruppi, possono derivare da un disegno di Poussin di uguale soggetto, proveniente dalla collezione dello scultore Cavaceppi, che il pittore può aver conosciuto. (Parigi, 1958, fig. 92; Roma, 1978, p. 23).


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