LIBERO
ANDREOTTI, ANTONIO MARAINI, ROMANO DAZZI
Gli anni di Dedalo
14 maggio - 30 giugno 2009
LIBERO ANDREOTTI (Pescia 1875 –
Firenze 1933)
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Di modesta
estrazione sociale, il toscano Libero Andreotti è
un perfetto autodidatta, un talento naturale che scopre
la vocazione per la scultura intorno ai trent’anni.
Una passione affinata a Parigi, la città che gli
decreta il successo e dalla quale è costretto ad
allontanarsi nel 1914, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Al suo rientro in patria, Ugo Ojetti è tra i primi
ad appassionarsi al suo lavoro che predilige soggetti femminili
dalle forme asciutte e stilizzate. Per volontà del
critico, tra i due si instaura un rapporto strettissimo,
in cui il “Padreterno del Salviatino” dispensa
protezione cercando però di influenzare il percorso
dell’artista. In particolare, Ojetti tradisce la vena
intima e familiare di Andreotti deviandolo verso la scultura
monumentale. Chi oggi vede quel pallido esempio della statuaria
andreottiana che è il marmoreo Monumento alla Madre
Italiana eretto in Santa Croce a Firenze comprende facilmente
il dramma dell’artista, penosamente combattuto tra
il desiderio di non deludere le aspettative e le “istruzioni
“ di Ojetti e l’esigenza di proseguire la sua
ricerca verso una scultura sempre più semplificata,
dalle superfici aspre e corrose, un percorso che lo porta
in una direzione lontanissima da quella ostinatamente indicata
dal suo protettore. La rottura si consuma quando Andreotti
, sempre meno entusiasta delle prestigiose commissioni procurate
dal critico, viene sollevato dall’incarico per la
realizzazione del Monumento ai Caduti di Milano.
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